Gioco e ludibrio: alla ricerca dell’indentità passata

Vana sorgente di piacere, atto aggregante e momento ricreativo, il gioco è quanto di più serio l’uomo abbia mai conosciuto. E’ in esso infatti, che i popoli antichi trovarono modelli di crescita e principi di sviluppo sociale. Ruoli, arti e mansioni sono state segnate dal più genuino divertimento. Prova ne sono i “giochi di un tempo” che a Montalbano Elicona, come in buona parte dell’Italia Meridionale, rievocano usanze tipiche dell’età classica ed anche più antiche.

Da le “setti piettri” a i “baccuri”, dal “panorgio” alla “stufa”, al “bersaglio”, certe tradizioni sono dure a morire. I grandi ricordano ed i piccoli apprendono dei lunghi pomeriggi trascorsi su campi da gioco: la strada, le piazze o tutto il paese. Così sul monte delle muse (da Helikon… Elicona) le ragazze erano abili con le baccole (cinque pietre), variante moderna del “pentelitha”, quel modo di giocare con gli Astragali preferito dalle fanciulle della Magna Grecia. Anche allora bisognava lanciare in alto cinque astragali (ossa o sassi dalla forma arrotondata, più o meno somigliante fra loro) per poi raccoglierli sul dorso della mano. Se qualcuno di essi cadeva, andava preso con le dita della stessa mano, senza far muovere gli altri. Che si preferisse uno o l’altro schema, era sempre possibile sfidare un’amica ed impadronirsi dei suoi astragali.

Il panorgio (trottola) tipico gioco maschile, fu noto agli stessi Sumeri, poiché ad Ur in Mesopotamia, sono state ritrovate alcune trottole con le fruste necessarie per metterle in movimento. Ancora la campana (in montalbanese “bersaglio”) ha origini babilonesi e per alcuni sarebbe l’imitazione di antiche pratiche astrologiche, dove la piastrella lanciata simboleggia il sole che entra ed esce dalle costellazioni. I segni di una campana vennero incisi sul lastricato di una casa di Pompei, nonché su quello del Foro Romano a Roma. Con leggere varianti, il gioco è oggi praticato in diversi paesi: dall’Inghilterra alla Tunisia, dall‟India alla Cina, dalla Russia al Perù, alla Birmania, dove i bambini lo svolgono saltando accovacciati e con le mani sulle anche.

Le “sette pietre” invece, che sia o meno di origine sumera, come qualcuno azzarda, costituì una variante del nascondino di sicura origine greca, come del resto la famosa “carrozza” ricorda i carretti con i quali i bambini romani, solevano sfidarsi in velocità durante le loro piccole corse. Ogni gioco rivela un’identità, un modo di essere e di crescere di una comunità, per cui nulla meglio di esso aiuta a conoscere il passato nel comprendere sempre più il presente.

Francesca Bisbano

Foto di Pino Munnia

0 Condivisioni

About Francesca Bisbano

Giornalista pubblicista dal 2013, dal gennaio 2015 collabora con il comune di Montalbano Elicona per migliorarne i canali di pubblica informazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.