Nonostante le prime testimonianze documentate su Montalbano Elicona risalgano all’XII secolo, varie tombe scavate nella roccia confermerebbero lo stanziamento nel suo territorio di etnie molto più antiche.
Tanto presso il Monte Borrello, quanto nelle contrade di Fontana Schiavi, Fontana Murata, Pilliera e Nigra (a Braidi), si conservano particolari tipi di strutture con camera sepolcrale a forma di grotticella e un’apertura di esugue dimensioni sulla quale molto probabilmente, era posto a chiusura un portello monolitico. Questa forma di tumulazione che con qualche variazione architettonica si riscontra nei comuni di Tripi, Malvagna e della Valle dell’Alcantara, potrebbe risalire al periodo d’insediamento Sicano, un popolo che a causa del suo lontanissimo arrivo in Sicilia 1 è stato sempre considerato autoctono dell’isola. Di contro, Enrico Caltagirone ricorda che i Siculi giunsero in Italia, dall’Anatolia e dalla Siria, intorno al 2200 a.C. in concomitanza con terremoti e cataclismi che sconvolsero il mediterraneo orientale 1
Negli anni ’90 Giuseppe Todaro, appassionato di storia locale in “Alla Ricerca di Abaceno” descriveva i loculi di Fontana Schiavi e Fontana Murata : una costituita da un << parallelepipedo profondo circa due metri>> e <<un boccaporto quadrato 70 cm di lato >>; l’altra con << un’apertura simile alla prima, parzialmente erosa e con la volta a forno >>. Al contempo il professore faceva notare la presenza di una croce greca incisa sulla parete sinistra della prima tomba e che entrambe le costruzioni erano rivolte verso il levar del sole.
Oggi, l’assenza di reperti visibili rende impossibile datare con esattezza queste strutture. Osservandole però ci si accorge che il loculo di Fontana Murata, era destinato ad ospitare tre corpi ranicchiati, in corrispondenza delle coppelle sul fondo della parete. Non è da escludere anche un’eventuale modifica intervenuta nel tempo, poiché il pavimento si trova più in basso rispetto alla soglia d’ingresso. Particolare poi, è la scanalatura a forma di triangolo che entrambe le opere presentano a decoro della facciata. Trattasi di una sorta di canale di scolo per l’acqua piovana a protezione dall’erosione. Lo stesso sistema è visibile nella Grotta di Rocca Pizzicata (o Pinzicata) , tra i comuni di Roccella Valdemone e Mojo Alcantara, una tomba rupestre trasformata in abitazione, come testimonia il foro realizzato sul tetto con funzione di lucernaio e fumaiolo. Stando alle informazioni riportate dall’attuale proprietario del terreno, l’ingresso è rivolto ad est come nei loculi montalbanesi. Ancora un frammento di pittura nera sulle pareti interne farebbe pensare a una datazione tra il VI e il VII sec a. C. , periodo cui potrebbe appartenere anche la Tomba di Fontana Schiavi. Quella di Fontana Murata ,invece, per Todaro andrebbe ricollegata alle tombe a grotticella artificiali della cultura di Pantalica.
Il loculo di contrada Pilliera, dove fu edificata dai monaci Basiliani la chiesa di San Nicola 2, è più articolato e complesso. L’ipogeo costa di due locali comunicanti mediante un foro circolare ricavato nella parete divisoria come in una delle sette sepolture rinvenute in contrada Olgari a Castiglione di Sicilia. Le tombe di Monte Borello e della Nigra a Braidi hanno invece calotta curvilinea e si differenziano perché una presenta pianta semicircolare, l’altra rettangolare con angoli arrotondati e coppella poggia testa.
In ultimo, non è da escludere che nei tempi passati il rinvenmento casuale di queste vetuste sepolture, dotate di ricchi corredi funerari, abbia stimolato in molti credenze di tesori nascosti.
Come diceva Todaro : << Le leggende conservano spesso un fondo di verità, anche quando gli eventi storici cui si riferiscono ci giungono deformati dalla fantasia popolare >> e non è un caso che molte trovature montalbanesi siano avvenute in siti di interesse archeologico. Tra queste la più celebre è quella del Monte Borello che narra la storia di un uomo che guardando i suoi animali pascolare sulla montagna sprofondò con essi nella terra, dopo aver chiesto a dio di tramutarli in oro, per rendere eterna la propria ricchezza3.
Note
1 Cfr. E. Caltagirone, Origine e Lingua dei Siculi, Etabeta, 2003, p. 34
2 Cfr. G. Todaro, Alla Ricerca di Abaceno, Armando Siciliano Editore, 1992, pp 98-99
3 G. Todaro, Alla Ricerca di Abaceno, Armando Siciliano Editore, 1992, cit p.97