“La rocca di Montalbano, posta in mezzo ad alte montagne, è aspra assai a salirvi e a scenderne. Non ha pari per l’abbondanza del bestiame. Del miele e d’ogni altro prodotto agrario…..”.
Così Montalbano appare agli occhi del geografo arabo Al-Idrisi nel XII secolo, anno in cui si ha la prima testimonianza documentata della sua esistenza. Pacifico luogo di pastori ed agricoltori, adagiato sui Nebrodi ai confini con i Peloritani, secondo alcuni sorse come centro agricolo siciliano proprio sotto la dominazione Saracena, ma la tradizione maggioritaria nè colloca la fondazione in epoca Normanna con la costruzione di due torri d’avvistamento ed una piccola cinta-muraria a difesa del picco.
Oggi il Borgo è dominato dal Castello svevo-aragonese, attorno al quale nel XIV secolo si sviluppa quel fitto tessuto urbano, che presenta tutt’ora le caratteristiche dell’architettura castellana basso medievale. L’edificio ampliato e fortificato rispetto al precedente fortilizio Normanno, fu donato da re Federico II di Svevia alla moglie Costanza intorno al 1210 d.C. a reintegrazione nel demanio regio, di quei territori rimasti per troppo tempo in balia dei feudatari locali. Al re Federico II d’Aragona si deve invece la sua ricostruzione, poiché nel 1233 approfittando dell’assenza del re (impegnato ad assediare Viterbo, roccaforte papale) Montalbano insorgeva contro la casa di Svevia: risale al 1300 tanto la trasformazione del castello in regiae ades, ove il re Aragonese soleva soggiornare per lunghi periodi dell’anno in compagnia del medico-teologo Arnaldo da Villanova (le cui spoglie forse risiedono ancora da qualche parte in paese), quanto la costruzione della Chiesa Palatina della Trinità ospitata nella corte appoggiata al corpo meridionale dell’edificio, nonché delle Chiese di Santa Caterina in stile romanico e dello Spirito Santo nel quartiere Livatera.