Tra il mito di Argimusco, la magia di Malabotta e il mistero di Arnaldo, la storia di Montalbano Elicona conosce le varie fasi delle dominazioni in Sicilia.
Le prime notizie del borgo si hanno nel IX secolo, quando con la conquista bizantina, il paese assume l’aspetto di una rocca fortificata. Al periodo risalgono i resti delle strutture più antiche, quali il castello, le porte ubiche e i cenobi delle contrade Monacale, Sant’Elia, Santa Maria e Villa Abate. Nell’843 Messina cade sotto il dominio arabo e probabilmente anche Montalbano. Segni evidenti si hanno nel lessico (carciòfuri; tàiu; màrgiu; sciarra; gìbbia; gazzana; zàccanu) e nei nomi delle località “Mustaffi”, “Saracini” e “Taffuri”, quest’ultima al confine con San Piero Patti, dove fu edificato il quartiere, detto “Arabite”.
Segue nei secoli XI-XIII, l’occupazione di una colonia “lombarda”, proveniente dal Monferrato, che sviluppa i commerci di cereali, bestiame, pelli, lana e altri prodotti introdotti dagli arabi. A metà del XII secolo invece, i Normanni riorganizzano il territorio con torri e fortificazioni. E’ in questi anni che si ha la prima testimonianza documentata dell’abitato. Il geografo arabo Edrisi (o Al-Idrisi) scrive di “una rocca, posta in mezzo ad alte montagne.. aspra a salirvi e a scenderne“, ma che “non ha pari per l’abbondanza del bestiame, del miele e di ogni altro prodotto agrario”. Montalbano è l'”Al-Bana” il “luogo eccellente”, termine dal quale potrebbbe derivare l’attuale denominazione.
Quello del nome è infatti argomento di contesa fra gli studiosi, così accanto all’origine araba, c’è chi sostiene derivi da Mons Albus (il monte bianco) mostratosi alle truppe di Ruggero II; chi ancora dal richiamo al Monte Albano e ai trinofi non autorizzati delle legioni di Cornificio, Laronio e Cesare Ottaviano, che in queste terre ebbero passaggio obbligato o ancora da “Sesto Nonio Albano”, latifondista romano di Tindari, nonché eroe eponimo della città. L’appellativo Elicona invece è di chiara etimologia greca, in quanto era proprio il fiume Elicona (in greco Elikòn = “tortuoso”) che dopo la cacciata dei Cartaginesi dall’isola, segnava il confine tra Tindari e l’antica Abacena (l’attuale Tripi).
Nel 1211 d.C. Federico II di Svevia, concede la rocca in dote alla moglie Costanza d’Aragona e la distrugge nel 1233 a seguito del malcontento generato dalle Costituzioni di Menfi. Molti montalbanesi furono deportati come schiavi nelle città di Augusta ed Agrigento e la ricostruzione è lenta e difficile. Tuttavia allo Stupor Mundi si deve il potenziamento delle fortificazioni cittadine, che interessano principalmente il castello.
Morto l’imperatore il borgo elevato a contea, è affidato a Bonifacio Anglona Lancia, cui è attribuibile la costruzione della “Torre del Fondaco” in contrada Argimusco, mentre le successive opere di consolidamento del corpo castellano sono dell’età Angioina (1270 secondo la data sul rivestimento idraulico della cisterna grande).
Dopo la pace di Caltabellotta, Montalbano raggiunge il suo massimo splendore e dal 1303 circa, Federico III d’Aragona fa del maniero la sua regiae ades, circondando il borgo di nuove mura. Le vessazioni dei francesi sono ormai antico ricordo e la città diviene un importante centro culturale-politico-religioso, che gravita attorno alla figura di Arnaldo da Villanova.
Con re Martino (dal 1400 in poi) la Terra di Montalbano è contesa fra demanialità e feudalità. Per secoli si alternano i domini delle famiglie Romano-Colonna di Cesarò e Bonanno di Canicattì. Nel 1623 la baronia venne eretta a ducato da Filippo III re di Spagna e a Giacomo Bonanno Colonna è conferito il titolo di “Duca di Montalbano”. E’ un momento importante, poiché Giacomo avvierà un grande progetto di trasformazione urbana e monumentale. L’idea è sviluppare un ampio anello viario, intorno ad un nucleo centrale per agevolare i movimenti in entrata e in uscita. Sorgono così nuovi fondaci, magazzini e dogane. Le condizioni igieniche migliorano e si riedificano la chiesa Madre e il Convento di San Domenico in piazza.
Il dominio dei Bonanno cessa nel 1805, quando per i debiti contratti il ducato di Montalbano viene ceduto alla Compagnia di Gesù, fino all’Unità d’Italia.
Francesca Bisbano